Caricature in pezzi dalla nostra vita a pezzi

Intervista a: Maicol & Mirco

Maicol&Mirco sono ormai una presenza stabile all’interno dei “fumetti disegnati male” in variante italica. Da sempre segnalatosi per la carica nera d’ironia, sarcasmo brutale e sedizione psichica, la sigla ha affrontato a più riprese temi di tutto rispetto quali la disabilità, la malattia, la morte e il suicidio. Con Gli Scarabocchi si sono confermati, da anni, come produttori di aforismi in forma d’icone bruitiste: ridi ma senti odore di bruciato. A contraddistinguerne le opere troviamo la facilità di parola (o del verso), il segno essenziale e i personaggi esotici, se non proprio alieni ed alienati. Negli ultimi anni, pur non perdendo la carica, hanno opzionato per una direzione più leggibile, testimoniata anche da Il papà di Dio (Bao Edizioni).

Come vi rapportate alla critica?

La situazione della critica è critica. Soprattutto quando vuole spiegare un'opera. Quando si vuole digerirla e poi rivomitarla in bocca ai lettori come mamme uccello ai propri implumi piccoli.  Noi crediamo che la critica funzioni solo quando vada a complicare un'opera. Mai quando vada a semplificarla. Pinocchio non può essere solo un burattino bugiardo che diventa bimbo solo come inizia a dire la verità. Cappuccetto rosso non serve solo a dire ATTENTI AL LUPO!
I lettori non vanno incoraggiati svezzandoli con critiche-omogenizzate. Vanno spinti a sbranare un'opera. A sviscerarla. Il padre amico non funziona. Figuriamoci il critico amico!
Purtroppo si è soliti recensire opere facendo di tutti i media un pasticcio. “Questo fumetto sembra un film! Questa canzone non è canzone, è poesia! Questo libro è musica! Guarda questo quadro sembra una foto quant'è bello!” E così via sbagliando...
In realtà un fumetto ben riuscito è semplicemente un bel fumetto. Un libro ben riuscito è semplicemente un bel libro. Le nostre opere poi sono sempre e solo fumetti. Certo rimane l'ozioso e giocoso pensiero che Gli Scarabocchi sarebbero potuti piacere a Nietzche. A Schopenhauer. Che magari Freud li avrebbe nascosti alla mamma. Ma tant'è. Un ozioso gioco.

Quali i fondamenti della vostra narrazione, uso dei colori e scrittura?

Siamo Fumetto e nient'altro. Noi abbiamo scelto un campionato, in quello vogliamo sfondare. L'unico autore che è passato con disinvoltura dai fumetti ai libri e viceversa è Filippo Scòzzari. Ma è appunto l'unico. Noi invece vogliamo essere unici.
Raccontiamo come possiamo. Come secondo noi va raccontato. Perché il fumetto non è bel disegno, ma bella narrazione. Noi raccontiamo e vaffanculo ai fronzoli. Alcune tavole possono risultare immediate e povere. Altre estremamente barocche. Ma il segno che lasceremo sarà sempre narrativo. Mai semplicemente grafico. Succede come nelle barzellette. Alcune sono lunghissime. Altre freddure di due secondi. Alcune vanno recitate. Altre mimate. Ma il fine è sempre e solo il medesimo: farvi ridere immersi nel vostro personale Inferno.
Abbiamo poi dato vita (e quindi anche morte) ad un nostro preciso alfabeto cromatico.
Dove il bianco è il colore di Dio. Il nero quello dell'uomo. E il rosso quello dello scontro tra i due. Un incidente tra l'uomo e Dio. La nostra narrazione diventa quindi camaleontica. Si colora dell'ambiente in cui viene immersa. Succede spesso anche nei nostri ricordi. 

E rispetto ai contenuti di Il papà di Dio, temi quale la famiglia e la questione teologica, qualcuno si è mai lamentato?

In realtà no. Il nostro Dio piace a tutti.
Dio è un archetipo. Un pieno estremamente vuoto. Chi lo racconta non fa altro che farlo suo. Che riempirlo a modo suo. Riempire con la propria narrazione i vuoti di questo simbolo primitivo. Impossibile confondere il nostro Dio con il vostro Dio. O con quello del fruttivendolo sotto casa.
Poi: l'uomo da sempre ama radunarsi in famiglie. Sono la prima propria gang. Il primo club in cui si viene scaraventati. La famiglia è una trappola dove l'amore è l'esca. Anche Dio non sfugge a questo imbroglio. Almeno non il nostro Dio. Ne il papà di Dio abbiamo scambiato i panni del Creatore con quelli dei suoi Creati. A noi la sacralità del volgo (di pasoliniana memoria), a Dio la volgarità del Sacro. Poi lo dice anche la Bibbia: siamo fatti della stessa pasta.

Mai venuta la voglia di dedicarsi a fumetti non-disegnati male? O si attivano cose quali l’ansia da prestazione?

Attento! I nostri fumetti sono disegnati benissimo. Non a caso siamo gli unici capaci di realizzarli. Se non ci credi prova a copiarceli. L'ansia da prestazione poi non sappiamo proprio cosa significhi. Noi siamo il nostro stesso standard. Cosa ci importa di deluderci? O di esaltarci? Noi non possiamo abbandonarci.

Avete sfondato il muro verso la cultura pop e l’editoria dei grandi numeri. Cosa ne pensate?

Abbiamo dato vita (e quindi morte) a un immaginario: quello de Gli Scarabocchi di maicol&mirco. Come tutti gli immaginari ben riusciti può tranquillamente sposarsi con immaginari Altri. Questo senza nulla toglierci: abbiamo un esercito immaginario, lasciamolo libero di scontrarsi con altri immaginari eserciti. Mischiamo le bandiere. Si dia inizio alla guerra! Così facendo perdiamo molti lettori. Acquistiamo molti lettori. Confondiamo molti lettori e rassicuriamo molti altri lettori. 
Il pop poi per noi è solamente il "classico". Il pop non è un qualcosa di stupido semplice e/o digeribile. Il pop è ciò che nasce e non muore. Che non può morire. Qualcosa di impossibile da eliminare. Il pop può essere a colori o in bianco e nero. Il nostro pop poi è rosso e nero.
Ormai un classico.

Tra Gli Scarabocchi e Palla rossa, Palla blu cosa è cambiato?

Palla Rossa e Palla Blu è un libro per bambini. Gli Scarabocchi invece non dovrebbe esserlo. In realtà però anche Gli Scarabocchi sono storie per bambini. Solo che per motivi di marketing siamo costretti a infilarci dentro di tanto in tanto bestemmie, omicidi e parolacce. Gli adulti, a differenza dei bambini, sono lettori idioti e sprovveduti. Bisogna attirarli in qualche modo, capirai. I bimbi invece no: sono tondi non tonti. A loro non importa leggere storie di autori famosi, o di intellettuali. A loro importano sono le storie. Sono il giusto metro. Forse il giusto centimetro.

Quali autori apprezzate?

I nostri Autori preferiti siete Voi cari nostri lettori. SORPRESA! Siete la sintesi più perfetta dei nostri lavori. Sapete dire tutto e il contrario di tutto in una semplice parola. Se non addirittura in un semplice gesto. Siete voi che spiamo dalla finestra del nostro studio. Siete voi che imitiamo. Siete la nostra ispirazione e soprattutto la nostra aspirazione. Vorremmo essere voi. Semplici. Semplicistici. Complicatissimi.
Eppoi abbiamo già deciso che alla nostra morte tutti i nostri guadagni e i nostri tesori che non avremo ancora avuto modo di dilapidare andranno a Voi, nostre ottuse e inconsapevoli muse. Augurateci quindi un rapido successo. E un'altrettanta rapida morte.

Insomma, vi tenete lontani da scritti vari, nichilisti e non, o qualcosa si insinua e vi influenza?

Cioran e Sgalambro potrebbero unirsi ai Kafka, ai Bene, ai Beckett, ai Flaiano, ai Totò e a mille altri Autori per formare e spiegare l'immaginario de Gli Scarabocchi.
Ma dobbiamo ancora ricordarvi che ci siete anche voi nel magma delle nostre storie. Voi che pagate le tasse. Voi che le evadete. Voi che non sapete se prendere l'ascensore o le scale per andare a trovare la zia al quarto piano. D'altra parte tutto ci influenza. Persino quest'intervista. Figuriamoci!

E un pirata del manga quale Eiichiro Oda, come lo vedreste in Italia?

Speriamo che in Italia non si riesca mai a fare un fumetto come il nostro adorato One Piece. Ad ognuno il suo. Noi siamo Alan Ford, i giappo Astroboy.
Per scrivere una bella storia di pirati occorre un isolano. Un nipponico come Oda, o uno scozzese come Stevenson. Loro sono isola. Noi penisola. Tra l'altro a forma di stivale. Noi ci accontentiamo di prendere a calci tutto. Ne Gli scarabocchi poi più che mai. Madonna che calci!

Invece, come vedete editoria classica e autoproduzione, sempre in Italia?

Per noi funziona così: creiamo una storia a fumetti e poi ci guardiamo intorno. Se un editore è capace di editarla come va editata usciamo con l'editore. Altrimenti ce la editiamo da soli. Purtroppo è vero: l'editoria classica ha molte falle. L'autoproduzione è una pezza, ma come tutte le pezze non funziona senza buco. Questo per dire che una volta era figo uscire per grandi editori. Oggi è l'inverso: è IN uscire in 100 copie fatte in casa. 
Per noi sono entrambi ragionamenti sbagliati. Quello che conta sono sempre e solo le storie. Non come ci arrivano. Usate internet, usate la carta, usate gli strilloni per strada, usate gli uomini sandwich. MA rispettate le vostre storie. E i loro utenti finali: i lettori.

Com’è andata con Gli Scarabocchi a teatro?

Andrea (Fazzini) con il suo Teatro Rebis ha montato un centinaio di nostre strip in un agghiacciante spettacolo lungo un'ora. Le parole sono quindi nostre. Ma il discorso è suo.
Chi viene a vedere lo spettacolo si divide sempre in due macro-categorie: chi ride chiedendosi perché non piange e chi piange chiedendosi perché non ride.
Uno spettacolo che divide il pubblico. A metà. Dall'alto in basso.

In ultimo, vi chiedo una riga sui seguenti autori: B. Bozzetto, Altan, Bonvi, Adriano Carnevale e Jacovitti.

Vuoi più bene alla mamma o al papà? Non possiamo esprimere opinioni obiettive sui nostri genitori. Non sarebbe giusto.

©Daniele Ferriero